Cominceremo questo nostro viaggio nell'immaginario dei Romani con un oggetto che noi oggi definiremmo osceno, ma questo termine, nel
mondo antico
, non ha lo stesso significato che esso ha oggi per noi. Un romano non avrebbe mai definito obscenus, un
fallo alato
perché nel suo mondo, questo termine indicava ciò che era di cattivo augurio, e quindi l'esatto opposto di quanto invece identifica una delle immagini più note da
Pompei,
dal
mondo romano e dell'arte romana
...
Per fare appello a tutta la sua forza magica,
il fallo alato
va riprodotto, smisurato, enorme, propiziatore, capace di allontanare gli spiriti del male, capace di dare
protezione alla casa
e agli ambienti di lavoro, forza della natura contro il male, i demoni flagellanti e il
fascinum
: la potenza negativa dell'occhio secco.
Falli alati
,
falli tortili
, falli a sembianza di animale, falli che si intrecciano a falli, falli che si innestano su falli. E sembra invero una rincorsa senza fine, una vera e propria mania, quella di riprodurre questo
simbolo protettivo
su mille oggetti, appesi dappertutto.
Religione e superstizione si intrecciano in un mondo in cui tutto sembra ruotare intorno al sesso che, fonte di vita e di gioia, è per i romani un fenomeno positivo, magico, talvolta dotato di una potenza spirituale che indirizza la vita, ed, attraverso la riproduzione, la travalica.
Noi definiremmo superstizione pratica o magia spicciola quella volontà di possedere un
amuleto contro quell'oculus malignus
, sempre in agguato e codificato, nella sua sostanza già da
Plinio il Vecchio
; secolare fonte di tribolazione per l'essere umano. È dunque per questo che, come racconta Varrone nel
De lingua latina
, al collo dei bambini si appendeva,
contro il malocchio
, una bulla contenente un
amuleto a forma fallica
.
La fantasia degli
artigiani romani
era spesso incline a spiccare il volo, e la potenza magica di un simbolo si legge anche nella capacità di conferirgli connotati stregati o grotteschi — le ali, in questo caso.
Per chi volesse approfondire:
Eva Björklund, Lena Hejll, Luisa Franchi dell’Orto, Stefano De Caro, Eugenio La Rocca (a cura di),
Riflessi di Roma. Impero romano e barbari del Baltico
, catalogo della mostra (Milano, AltriMusei a Porta Romana, dal 1° marzo al 1° giugno 1997), L’Erma di Bretschneider, 1997.
Megan Cifarelli, Laura Gawlinski (a cura di),
What shall I say of clothes? Theoretical and methodological approaches to the study of dress in antiquity
, American Institute of Archaeology, 2017.
Carla Conti, Diana Neri, Pierangelo Pancaldi (a cura di),
Pagani e cristiani. Forme ed attestazioni di religiosità del mondo antico nell’Emilia centrale
, Aspasia edizioni, 2001.
Jacopo Ortalli, Diana Neri (a cura di),
Immagini divine. Devozione e divinità nella vita quotidiana dei romani, testimonianze archeologiche dall’Emilia Romagna
, catalogo della mostra (Castelfranco Emilia, Museo Civico, dal 15 dicembre 2007 al 17 febbraio 2008), All’Insegna del Giglio, 2017.
Adam Parker, Stuart McKie (a cura di),
Material approaches to Roman magic. Occult objects and supernatural substances,
Oxbow Books, 2018.
Varone,
Erotica Pompeiana (Iscrizioni d'amore sui muri di Pompei)
, L’Erma di Bretschneider, 2002.
Il fallo veniva rappresentato con le
ali
per sottolinearne le
qualità divine
.
In quanto alato, il fallo poteva idealmente
collegare gli uomini con il cielo
e l’ultra-terreno, offrendo un legame con il divino.
Le ali, e quindi la capacità di
levarsi in volo
, consentivano di abbandonare il mondo terreno per
accedere ad un mondo estraneo
, inaccessibile e sconosciuto. Fin dall'antichità, il cielo è stato visto come la dimora del divino: dagli dèi dell'Olimpo nel mondo greco, al
Paradiso cristiano
...
Nella più famosa rappresentazione del Dio cristiano, la
Creazione di Michelangelo
, Dio e Adamo sono in cielo, adagiati sulle
nuvole
.
Raggiungere il cielo era impossibile
per la maggior parte degli esseri viventi della terra, fino a soli 100 anni fa. È quindi chiaro come per gran parte delle
culture sviluppatesi nei secoli
, il cielo venisse visto come il luogo dove risiedeva ciò che poteva essere solo immaginato.
Gli unici in grado di accedere al cielo, a questo luogo considerato soprannaturale, erano gli
uccelli
.
Gli uccelli,
fin dall’età del bronzo,
sono stati ritenuti capaci di
collegamento con il divino
. La
divinazione
degli uccelli era la loro presunta capacità di fornire elementi per prevedere il futuro. Il volo degli uccelli, la loro apparizione in sogno oppure in particolari momenti potevano contenere presagi ed essere interpretati per
formulare previsioni
.
La capacità di volare conferiva agli uccelli un
carattere speciale
, ultra-terreno in quanto consentiva loro l’accesso ad un
mondo inaccessibile
a tutti gli altri esseri viventi della terra.
Nella
religione greco-romana
, ritroviamo l’attributo delle ali nel Dio Hermes/Mercurio in quanto
messaggero degli dèi
, colui che collegava il cielo con il mondo reale. Cupido, il figlio di Venere, utilizzava le ali per raggiungere gli umani e farli innamorare scoccando le sue frecce.
La simbologia delle ali si estese fino all'
iconografia cristiana
, dove gli angeli sono uomini dotati di ali, che agiscono come intermediari tra Dio e l'umanità. L'arcangelo Gabriele, ad esempio, portò il messaggio della nascita di Gesù a Maria. Perfino la civetta, animale sacro alla dea Giunone, è oggi simbolo di buon augurio.
Noi oggi
, abbiamo perso quella percezione del cielo quale luogo sconosciuto, magico, divino, inaccessibile e dunque luogo dove immaginare gli Dei dell’Olimpo, il paradiso, il Dio Cristiano, i defunti. L’espressione “
è volato in cielo
” è legata alla necessità di individuare un luogo “altro” rispetto alla terra, al quotidiano di tutti i mortali.
Dopo l’invenzione degli
aeroplani
, questa identificazione del cielo quale sede del divino è più difficile da comprendere ma rimane in alcune espressioni o simboli come appunto il fallo alato.
In Italiano
il pene viene chiamato “uccello”, così come
in inglese
“cock”,
in americano
“canary”,
in spagnolo
“polla”.
In quanto considerato fonte della vita, in grado di pro-creare dunque
creare
, possiede una
dote comune agli dei, divina
...
Proprio per sottolineare la sua fecondità e
potenza creatrice,
un fallo smisurato è attributo di
Priapo
, Dio dei campi e dei raccolti della religione greco-romana.
Raffigurazioni falliche venivano poste
agli ingressi dei campi
, sia per ingraziarsi il favore divino, sia per scacciare ladri e malintenzionati. L'importanza di questo simbolo derivava dalla sua
associazione con la fertilità
e la protezione del raccolto, un concetto fondamentale in un'epoca in cui l'agricoltura era la base della società.
In agricoltura, in quanto fortemente condizionata da
imprevedibili
eventi atmosferici, c’era molta attenzione agli effetti della
buona o cattiva sorte
.
Per questo motivo, l
’attributo
del Dio delle messi e dei raccolti assumeva un
ruolo importantissimo
nel propiziare buoni raccolti.
Simboli fallici erano d’obbligo agli ingressi dei campi in epoca romana.
Ancora oggi è frequente vedere a protezione delle campagne, enormi corni, diretti discendenti del
fallo di Priapo
.
Sant'Agostino
(354 d.C.-430 d.C.) vescovo di Ippona Regis (nell'odierna Algeria), racconta queste celebrazioni pagane
[1]
,
descrivendo le antiche
processioni della fertilità
con un pregiudizio cristiano di forte disapprovazione:
“Dice Varrone che in Italia si celebravano certi riti di Liber (dio italico della fecondità e dei campi
*
) che erano di tale sfrenata malvagità che
le vergognose parti del maschio venivano adorate in suo onore ai crocicchi
. […] Infatti, nei giorni della festa del Liber, questo membro osceno, posto su un carrettino,
veniva dapprima esibito...
con grande onore all'incrocio delle campagne, e poi trasportato nella stessa città. […] In questo modo, sembra, doveva essere propiziato il dio Liber, per assicurare la crescita dei semi e respingere l'incanto (fascinatio) dei campi”.
[2]
A quel tempo, sebbene considerati osceni dal clero cristiano, i fascinum continuavano ad essere usati per scongiurare il male.
Venivano
indossati come amuleti
di protezione, in particolare da bambini e soldati (all’epoca le categorie con più elevata mortalità).
Purinega tie duro (dal Latino: “Difficile punire”) 1470-1480 (circa). British Museum
Malleus Maleficarum per la caccia alle streghe - 1482
Nel 1484, il
Papa
diede l’avvio ufficiale alla
caccia alle streghe
. Caccia che durerà due secoli portando ad oltre 60.000 condanne capitali, per lo più donne.
Per guidare i persecutori, la chiesa commissionò un
manuale a due frati benedettini
, il
Malleus Maleficarum.
Un manuale ufficiale di grande successo che la
Chiesa Cattolica
...
utilizzò per due secoli. Questo manuale di persecuzione delle streghe, conteneva riferimenti alla simbologia fallica, evidenziando come la superstizione fosse ancora radicata nella cultura popolare dell'epoca.
L’
associazione tra uccello e fallo
si ritrova anche in questo manuale che spiega:
"infine, cosa bisogna pensare delle streghe che
raccolgono membri virili,
talora anche in numero considerevole, anche venti o trenta, e
li mettono nei nidi degli uccelli
mangiando avena o altre cose come è stato visto fare da molti e come comunemente corre voce?
Un uomo ha infatti riferito che aveva perduto il suo membro e che per recuperare la propria integrità
era andato da una strega. Questa ordinò di arrampicarsi su un albero e gli consentì di prendere quello
che voleva da un nido in cui si trovavano molti membri. E poiché lui aveva messo le mani su uno grande,
la strega gli disse: 'non prendere quello!"
"
e aggiunse che apparteneva a uno del popolo".
Ancora alla fine del ‘700 in Italia resiste l’antico culto del fallo. In una lettera
da Napoli del 31 dicembre 1781
, William Hamilton descrive l’usanza a Napoli tra bambini e donne di ceti popolari di indossare
amuleti con simboli fallici
, chiaramente derivanti dal culto di Priapo dell’antica Roma.
La funzione di questi amuleti era naturalmente quella di proteggere dagli incantesimi e dal malocchio.
Si trattava di amuleti in
argento, avorio, corallo
molto simili a quelli rinvenuti tra gli scavi di Ercolano.
Hamilton collezionò molti amuleti sia moderni che provenienti dagli scavi archeologici di Ercolano per inviarli al
British Museum
...
Nella stessa lettera Hamilton testimonia della sopravvivenza alla fine del ‘700 del
Culto di Priapo
nella città di Isernia e la sua
fusione con il culto Cristiano
. Nel corso dell'annuale
festa dei santi medici Cosimo e Damiano
, venivano
venduti in gran quantità
simboli fallici di varia fattura e dimensione. Tali oggetti avevano funzione propiziatoria e bene augurante
soprattutto per le donne che partecipavano alla festa, spesso per
rimediare alla loro sterilità
.
Donne con falli volanti, illustrazione dall'album turistico di Pompei, c.1880.
Immagine per gentile concessione del Kinsey Institute for Research in Sex, Gender, and Reproduction.
Nel Sud Italia ed in particolare a Napoli, il
corno
ha sostituito il
fallo
come amuleto beneaugurante. La religione cattolica e la morale comune hanno condotto alla scomparsa del fallo in quanto simbolo pagano ed amuleto portafortuna ed alla sua sostituzione con il corno.
Così come nell’antichità i contadini ponevano un grande fallo, simbolo del Dio Priapo a protezione dei loro campi, così ancora oggi
grandi corna
sono immancabili nelle moderne aziende agricole del Sud Italia.
...
Il
corno
viene regalato ed indossato in quanto amuleto a protezione dalla cattiva sorte e dal malocchio,
ovvero da invidia, gelosia e cattiveria. È molto diffuso e frequente sia nelle case dei Napoletani che nelle botteghe e ristoranti.
La credenza vuole che
se il corno si rompe
significa che ha neutralizzato il malocchio o la malasorte, insomma ha avuto effetto.
In Giappone
, ogni anno ad aprile, si svolge la festa del “Pene di Ferro”. Una
festa religiosa
che risale a tempi molto antichi durante la quale si svolgono processioni di
carri con enormi falli
e preghiere per propiziare fertilità, fortuna e armonia familiare.
Dalla Grecia antica al Giappone, dal
culto di Priapo
alle credenze napoletane, il
fallo
è stato un
simbolo potente
che ha attraversato secoli e culture differenti. I suoi significati, legati alla
fertilità
, protezione e al
collegamento con il divino
, rimangono impressi nella memoria storica come testimonianza di credenze profonde e radicate.